Quattro chiacchiere con il prof. Matteo Torre su matematica, scienza e informatica a scuola e nella vita

Postato il Aggiornato il

Matteo Torre

Secondo incontro dell’Osservatorio SCF con il prof Matteo Torre. Docente di Matematica e Fisica al liceo Peano di Tortona, classe 1984, si è laureato in Matematica presso il Dip. di Matematica “F. Casorati” di Pavia, con tesi dal titolo: Una proposta didattica per l’insegnamento della meccanica quantistica nella scuola secondaria superiore”. Dopo la Laurea, ha affiancato all’insegnamento l’attività da borsista universitario e ha conseguito il master in “Innovazione Didattica in Fisica e Orientamento”. Fanno parte di questo completo percorso di formazione continua anche la partecipazione a convegni e corsi di formazione in Italia e all’estero con un focus particolare all’insegnamento della fisica.

Formazione continua per far fronte ai cambiamenti

Matteo ha praticamente vissuto la scuola con la passione di chi non l’ha mai abbandonata: “Sono entrato nella scuola a sei anni e praticamente non ne sono più uscito […] dopo la laurea a luglio 2008, al primo settembre 2008 ero già in cattedra”. Il fatto di rimanere in contatto con l’università – come borsista e per il master – durante la docenza gli ha permesso di consolidare la convinzione che la formazione continua sia fondamentale per un docente, anche prima che questa diventasse obbligatoria. Questa formazione è quella che permette di non perdere il contatto con un mondo in costante mutamento.

A tal proposito Matteo ricorda il consiglio di un collega “Se guardate e pensate alle vostre stanze e poi guardate quelle dei vostri figli, vi accorgerete come quelle di prima sembrano delle celle da monaci, mentre quelle di adesso sembrano astronavi”. Questo deve insegnarci che qualcosa deve sempre cambiare, ma senza seguire le mode del momento, che sono presenti anche nell’insegnamento.

Tecnologia e insegnamento

interessante il rimando del prof. Torre al collega e amico Antonio Calvani, che più volte ha messo in guardia dal pericolo dell’illusione tecnologia nell’insegnamento.

E’ ingenuo credere che basti introdurre i computer e la multimedialità nella scuola per ottenere un miglioramento della qualità dell’educazione. Senza una adeguata preparazione specifica degli insegnanti, si rischia di fare un uso banale e didatticamente irrilevante di tecnologie estremamente sofisticate.    –  Antonio Calvani

Sicuramente però la tecnologia ha permesso in questo periodo di mantenere i contatti tra docenti, alunni e famiglie, anche dando la possibilità di seguire incontri che prima a causa della distanza non si sarebbe potuto frequentare e soprattutto senza interrompere l’insegnamento.

L’insegnamento della matematica

Lo studio della matematica pura è ormai alla base di molte discipline e nuove professionalità come l’analisi dei Big Data, il Machine Learning e l’intelligenza Artificiale. Quanto di questo si ritrova negli studi scolastici?

“Il punto di arrivo dello studio della matematica per tutti gli istituti è l’analisi, la probabilità discreta e continua” ci dice Matteo. E’ in pratica un percorso vecchio di centinaia di anni, quasi di fine 1800.

Lo sforzo che la scuola può fare è quello di insegnare la matematica applicata attraverso progetti e con una visione di ampio respiro, senza entrare nei dettagli perchè il tema sarebbe troppo complesso. Questo sforzo deve essere fatto, secondo il prof. Matteo Torre, perché è quello che porta i ragazzi ad essere curiosi e li incoraggia ad approfondire poi nel percorso universitario. Proprio attraverso l’esercizio del ragionamento puro della matematica, si forma quella apertura mentale che predispone ad essere curiosi e a mettersi in gioco.

La scuola deve gettare le basi per essere elsatici e gestire la velocità del progresso tecnologico. Non inseguendolo ma imparando a ragionare per comprenderlo.

L’insegnamento dell’informatica

Nella scuole l’insegnamento dell’informatica è affrontato in maniera diversa: si insegna il coding già dalle elementari, in alcuni percorsi si affronta il tema della programmazione e in pochi casi viene insegnata l’educazione digitale. Quale può essere l’approccio migliore?

Secondo Matteo la vera svolta si inizia a vedere quando si lavora in maniera verticale e seguendo modelli efficaci, come ad esempio quelle delle DigComp, il Modello Europeo delle competenze digitali di base.

Un percorso può essere quello di insegnare gli algoritmi e la programmazione a blocchi già dalle elementari, mostrando come anche nella vita reale seguiamo dei veri e propri algoritmi senza accorgercene (mi sveglio, mi lavo, faccio colazione, prendo l’auto…), proseguendo poi alle medie con l’educazione digitale, la netiquette e l’uso di internet.

Questo percorso può poi completarsi alle superiori con lo studio del linguaggio macchina e della programmazione, arrivando ad aspetti molto interessanti come la crittografia che è un tema che si presta particolarmente all’interdisciplinarietà, anche data dall’importanza storica di progetti come quello di Enigma o di figure particolarmente affascinanti come quella di Alan Turing.

Il riuscire a far vivere le materie scientifiche come l’informatica, la matematica e la fisica attraverso anche la storia di fatti e persone può aiutare a renderla meno astratta e slegata dalla vita. Meno fredda insomma.

“La matematica e la scienza in generale” dice ancora Matteo “sono un collante per la società; o viceversa, se vogliamo vederle dall’altro punto di vista, la società ha al suo interno esperti matematici e scienziati che sono prima di tutto esseri umani, con i loro pregi, ma anche i loro difetti e debolezze. Tutto ciò aiuta a far apparire la matematica meno astratta e fredda”.

A differenza di tanti anni fa, ora la matematica non è più fatta solo di esercizi ripetitivi, atti ad acquisire la tecnica. Oggi tutti sanno che, acquisita la tecnica, si deve metterla in pratica anche in condizioni nuove e innovative. Ciò mette un po’ in crisi e fa sudare freddo, ma è proprio così che si scopre che la matematica è un linguaggio universale. Questo vale per tutte le materie ed è proprio quello l’aspetto più affascinante della scuola superiore: aiutare a conoscere una unica “cultura” che unisce il sapere scientifico, umanistico e artistico.

DAD come opportunità per la formazione continua anche degli adulti

L’esperienza delle lezioni a distanza è stato utile nei casi più virtuosi per sfruttare le parti positive dell’approccio e dar vita a progetti come quelli delle FLIPPED CLASSROOM (LA CLASSE CAPOVOLTA).

Tutto ciò può essere utile per aiutare anche gli adulti a fare micro percorsi educativi, spesso gratuiti (come nel caso dei MOOC – Massive Open Online Courses) in modo libero e dilazionato. Il datore di lavoro dovrebbe riconoscere la formazione del dipendente – se fatta presso università, scuole, enti di ricerca o altri istituti riconosciuti.

Per gli insegnanti per esempio c’è già una piattaforma (la piattaforma S.O.F.I.A. del MIUR) che raccogli i percorsi formativi degli insegnanti. Un progetto simile potrebbe essere interessante anche per il mondo del lavoro.

Prospettive di lavoro nel mondo della scuola

Probabilmente per far fronte alla carenza di docenti potrebbe essere necessario rivedere il percorso della carriera di un insegnante.

Ora un docente, un maestro, un professore entra con un concorso e probabilmente avrà davanti una vita di insegnamento. Al massimo potrebbe pensare a fare un concorso da dirigente, ma cambierebbe la propria attività.

Sarebbe molto interessante invece pensare ad un percorso basato sulla seniority e sull’esperienza. Un percorso che parte con i nuovi professori appena assunti che svolgono quasi la totalità delle proprie ore di lavoro nella scuola, comprese quelle dedicate alla correzione e al supporto degli studenti, secondo un modello alla giapponese; quando poi l’insegnante diventa “senior” potrebbe avere un carico di ore minore, ma con altre attività di affiancamento agli insegnanti junior, per insegnare i trucchi del mestiere.

“Fare l’insegnante è come fare la mamma o il papà: non c’è il modo migliore o il modo peggiore per insegnare, si impara e si sbaglia facendolo”.

Questo percorso potrebbe concludersi  lasciando ai docenti più esperti gli utlimi anni delle classi superiori, classi in cui l’esperienza e la capacità dell’insegnante è particolarmente formativa per lo studente. Oltre a questo il docente – a fronte di un carico di ore minore –  potrebbe aiutare anche nella gestione della scuola e nel miglioramento del metodo formativo degli studenti stessi.

Mauro Sartor

Un pensiero riguardo “Quattro chiacchiere con il prof. Matteo Torre su matematica, scienza e informatica a scuola e nella vita

    […] Vedi le #QuattroChiacchiere con Matteo Torre per il ruolo della matematica nelle nuove professioni […]

    "Mi piace"

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...